Vorrei, vorrei

Vorrei, vorrei

I Raccontastorie – Fascicolo 24

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      01 - Vorrei,vorrei
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n Italia, lungo le sponde del fiume I Arno, c’è una vecchia e splendida città. Con le sue tante, bellissime chiese e i suoi antichi palazzi, sembra uscita da una favola. In questa meravigliosa città chiamata Firenze, vive la piccola Francesca; in una casina stretta in una viuzza stretta, con mamma, papà e il fratellino Nino. A Francesca piace visitare le gallerie d’arte e lì, tra i bei dipinti nelle loro cornici dorate, coltiva il suo più grande sogno: un sogno segreto! Molti artisti da tutto il mondo arrivano alle gallerie d’arte di Firenze per copiare i capolavori che vi sono
custoditi e, tra gli altri, era venuta una signora americana, sempre nascosta sotto un grande cappello, che Francesca non si stancava mai di stare a guardare. Però mai, mai le si avvicinava troppo per paura di disturbarla. Francesca si ripeteva in continuazione: «Ah, come vorrei avere un quadro tutto mio, anche uno piccolissimo!»

Un giorno, mentre andava alla Galleria pensando al suo grande desiderio, inciampò in un gatto piuttosto grasso. «Oh, scusami!» esclamò e proseguì. Ma il gatto continuava a seguirla e finalmente la bimba si fermò. Attorno al collo del gatto c’era un gran medaglione col ritratto di una signora. Oh bella, a Firenze c’erano un mucchio
di gatti, ma nessuno col medaglione! «Bel micino, devi tornare dalla tua padrona» gli disse Francesca dandogli una leggera spinta per allontanarlo. Più tardi, a casa, la bimba sentì nel vicolo un pietoso miagolìo. Sporgendosi dalla finestra, scorse nel buio il gatto grasso! Francesca dovette per forza farlo entrare. L’indomani, in una vaschetta che le aveva dato la mamma per far dormire il gatto, Francesca trovò l’animale accoccolato con vicino un micino appena nato! Allora non era un gatto grasso, ma aspettava i cuccioli! Francesca continuò ad andare alla Galleria a vedere la signora americana, ma ritornava presto a casa per giocare con i due gatti.
Dopo qualche giorno, il piccolo ci vedeva benone e cominciò a rimbalzare dietro a Francesca come una pallina di peluche! «Ah, come vorrei che tu fossi mio!» si ripeteva Francesca. «No, cara» le dicevano mamma e papà. «La gatta è della signora sul medaglione e perciò anche il gattino ora le appartiene. Anzi, farai meglio a cercarla, quella signora.»

Francesca sapeva che avevano ragione, ma in cuor suo pensava: «Ah, come non vorrei trovare quella signora! Ma ci proverò. Sì, ci proverò.» Al convento, le suore le dissero. «No, non l’abbiamo mai vista.»,.
E l’uomo della bancarella del vino le disse: «No, non la conosco.» La fioraia esclamò: «Che bell’impiccio!» e il signor Tucci, che vendeva uccellini, le consigliò: «Chiedi a un vigile, Francesca.» Ma il vigile non sapeva nulla di gatti perduti. Il cuore di Francesca batteva forte. Forse avrebbe potuto tenerseli, i micini! In fondo aveva tentato di ritrovare la padrona, no? Il mattino seguente, dopo quattro coccole ai gattini, Francesca se ne andò alla Galleria. Non c’era stata per tutto un giorno. E se la signora americana se ne fosse andata? Ma no, c’era, c’era eccome! Francesca le si avvicinò pian pianino.

All’improvviso sentirono un gran trambusto all’ingresso. La signora si volse e anche Francesca, e quel che vide le fece mancare il fiato per la sorpresa: i guardiani stavano inseguendo un micio e il suo cucciolo, che si erano intrufolati nella Galleria. Avevano seguito Francesca fin lì! Il cucciolo si avvicinò a Francesca e le leccò una caviglia con la sua linguetta ruvida, ma il gatto grosso si precipitò in braccio alla signora. Era lei la sua padrona! Fu un momento di grande gioia, tranne che per Francesca, perché sentiva di aver perduto il suo micino.
«Mi hai reso molto felice!» le disse la signora appena ebbe ripreso fiato. «Ora mi aiuti a riportare i gatti a casa?» Francesca la seguì in un grande albergo. Una volta in camera, la signora andò subito al suo cavalletto a dipingere qualcosa e le disse: «Un micio così piccolo è giusto che sia di una bambina, Francesca, e nel caso tu lo perdessi… eccoti un ritrattino da appendergli al collo.» E fu così che i due più grandi desideri di Francesca si avverarono. Tenendo ben stretti a sé il suo gatto e il suo quadro, Francesca se ne tornò saltellando alla sua casina stretta nella viuzza stretta, in quella splendida città che è Firenze.

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