Mignolina

Mignolina

I Raccontastorie – Fascicolo 26

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      02 - Mignolina
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C’era una volta una donna sposata che avrebbe tanto voluto avere un bambino, ma dopo diversi anni di matrimonio, aveva quasi perso ogni speranza. Come ultimo tentativo, andò da una vecchia e saggia donna. «Per favore, aiutami. Vorrei tanto avere un bambino!» «Beh, non dovrebbe essere difficile, rispose la vecchia signora. «Pianta questo chicco di grano e vedi un po’ quel che succede.» La donna, un po’ perplessa, andò a casa e piantò il chicco di grano. Nella calda aria primaverile la pianticella crebbe in fretta, ma non era una pianta di grano: era un bellissimo fiore con un solo bocciolo dai petali rossi e gialli. Il fiore era così splendido che la donna lo prese delicatamente fra le mani e lo baciò. Subito il fiore si schiuse, scoprendo all’interno una minuscola e bellissima bambina! Anzi, una delicata giovinetta, grande però quanto il mignolo di una mano! La donna era al settimo cielo. «Ti chiamerò Mignolina!» esclamò deliziata. Le fece un lettino con mezzo guscio di noce e la coprì con un petalo di rosa. La donna e la fanciulla vissero mesi incantevoli, nella loro casetta di campagna, e mentre la donna lavorava in cucina o nel giardino, Mignolina le cantava canzoni dolcissime o le raccontava storie affascinanti, e le ore passavano piacevolmente.

Ma quella felicità non doveva durare a lungo. Una notte, mentre Mignolina dormiva nel suo guscio di noce, entrò dalla finestra aperta una vecchia rospaccia che, vista Mignolina, gracidò: «Com’è bella! Sarebbe una meravigliosa sposa per mio figlio.» E, preso il guscio di noce fra le zampe, saltellò via verso un’ansa paludosa del fiume. «Guarda cosa ti ho portato!» disse mamma rospo al figlio. «Non è carina?» ‘Str,„.„. Il figlio — brutto quasi quanto la madre-:- — vedendo Mignolina fece dei grandi versacci di apprezzamento. «Fai piano o là sveglierai!» lo zittì la madre. «Vai piuttosto a costruirle una casa, mentre io mi assicuro che non scappi.» La vecchia rospa raggiunse a nuoto una ninfea proprio in mezzo al fiume e vi depositò Mignolina ancora addormentata. Il mattino seguente la fanciulla si disperò nel trovarsi a galleggiare su una ninfea in mezzo al fiume. Poi ricevette la visita del rospo e di sua madre. «Questo sarà tuo marito» gracidò la vecchia rospa. «Appena la casa di fango sarà arredata, vi
sposerete.» E, detto questo, se ne andò col promesso sposo. Mignolina scoppiò a piangere. Non voleva sposare il rospo e non voleva vivere in una casa di fango! Ma per fortuna vennero in suo aiuto i pesci del fiume che, non appena ebbero sentito quel che_ era successo, rosicchiarono il gambo della ninfea e la fanciulla poté tranquillamente allontanarsi lungo il fiume. Mignolina era così felice che

cominciò a cantare dalla gioia. La udì una farfalla, che si posò sulla ninfea. La fanciulla legò un capo di un nastro di seta del suo vestito intorno alla farfalla e l’altro capo alla foglia; la farfalla prese il volo e la foglia discese velocemente lungo il fiume. Ma anche un grosso coleottero aveva sentito cantare la fanciulla. Vedendo la sua bellezza, discese in picchiata, l’afferrò con le sue zampette e se la portò in cima a un grande albero. Mignolina era molto spaventata, ma non osava divincolarsi per paura di cadere. Il coleottero le diede del miele da mangiare, le disse che era molto bella (anche se non somigliava affatto a un coleottero) e le chiese di sposarlo. Ma cambiò subito parere quando vennero a trovarlo delle sue amiche e commentarono: «Che brutta creatura! Ha solo due zampe… Sembra proprio un essere umano!»
Il coleottero si convinse subito che Mignolina era brutta davvero, perciò la portò in un prato e la piantò su una margherita. La fanciulla ora non sapeva proprio che fare. La strada di casa non l’avrebbe ritrovata mai, perciò decise di rimanere lì. Si intrecciò un’amaca di fili d’erba e la attaccò al riparo di una foglia. Si nutriva del nettare dei fiori e beveva ogni mattina la rugiada sulle foglie. Passò così l’estate. Poi venne l’autunno e infine l’inverno. I fiori appassirono, e anche i petali con cui erano fatti i vestiti di Mignolina.

Non trovava più cibo con cui sfamarsi né un riparo, e quando cominciò a nevicare ebbe proprio paura di morire di freddo così decise di spostarsi. Coperta solo di una foglia avvizzita, la fanciulla si inoltrò in un campo di stoppie in cerca di qualche chicco di grano, e si imbatté in un buco nel terreno dove viveva una topina di campagna. Mignolina tremava tutta e la pregò: «Per favore, fammi entrare. Ho tanto freddo e non ho niente da mangiare.»
«Oh, poveretta!» esclamò la topina. «Vieni qui al caldo e fermati a cena con me.» La topina non aveva figli e si sentiva un po’ sola, così le propose: «Puoi fermarti anche tutto l’inverno, se mi aiuterai a tenere in ordine la casa, e se mi racconterai una storia ogni giorno.» Mignolina era molto contenta di stare con la topina. Si sentiva al sicuro, era un po’ come essere di nuovo con la sua mamma nella casa di campagna. Ma un giorno venne a far loro visita un vecchio talpone. La topina le raccontò che era molto ricco, che aveva una bellissima pelliccia nera e una casa venti volte più grande della sua. «Devi cantare per lui meglio che puoi» disse ancora alla fanciulla «e raccontargli le più belle storie che sai. È un ottimo partito, il signor Talpa e se ti sposasse saresti a posto per tutta la vita.» Povera Mignolina! Non aveva proprio voglia di sposare il talpone, ma la topina era stata tanto gentile con lei, che lo intrattenne meglio che poté.

Il signor Talpa rimase incantato dalla bellissima voce della fanciulla e la settimana seguente la invitò a cena insieme alla topina. Facendo strada, le condusse giù per un lungo cunicolo sotterraneo verso la sua tana, ma a un certo punto inciamparono in qualcosa. Il talpone aprì un piccolo oblò che dava all’esterno, per vedere che cosa fosse. «Ah! È solo una rondine morta. Brutt’affare essere un uccello. Cantano tutta l’estate e poi quando viene l’inverno muoiono di fame!» E con una delle sue tozze zampette la spinse da un lato. Ma a Mignolina dispiaceva molto per quel povero uccellino e continuò a pensarci, anche quando il signor Talpa si mise a raccontarle delle barzellette. Quella sera, passando per tornare a casa, la fanciulla posò per un attimo l’orecchio sul petto della rondine e scoprì stupefatta che — anche se molto, molto debolmente — il cuore della bestiolina batteva ancora!
Dopo che la topina fu andata a letto, Mignolina ritornò in punta di piedi dalla rondine, la coprì con della paglia e le portò un po’ d’acqua fresca da bere. Alla fine l’uccellino parlò: «Grazie, bambina, ora sto molto meglio e presto sarò abbastanza forte per volare via.» «No, no, fa troppo freddo fuori, moriresti subito. Devi restare qui.»

Così, durante tutto l’inverno, Mignolina curò la rondine malata e intanto raccontava le sue storie alla topina e cantava bellissime canzoni al signor Talpa. Durante tutti quei mesi freddi, la fanciulla non fece che desiderare l’estate. Aveva tanta voglia di uscire di nuovo all’aperto! Ma il primo giorno di primavera, la topina le comunicò una terribile notizia. «Sei una ragazza molto fortunata, Mignolina. Il signor Talpa ha chiesto la tua mano!»
Mignolina scoppiò in lacrime. «Non voglio sposare il signor Talpa… è così vecchio! E poi, se lo sposassi, dovrei vivere sempre sottoterra!» «Stupidaggini!» squittì la topina. «Sarà un ottimo marito. Se ti sento dire altre sciocchezze del genere, ti assicuro che ti darò un bel morso!» Il signor Talpa veniva a trovare Mignolina ogni giorno e la fanciulla era sempre più disperata: non mancava che una settimana al matrimonio.

Finché una sera, quando Mignolina andò a prendersi cura della rondinella, la trovò che si stiracchiava le ali. «Finalmente mi sento abbastanza forte per volare. Ti ringrazio, Mignolina, mi hai salvato la vita. Posso fare qualcosa per ricambiarti?» «Oh, per favore, portami via con te. Aiutami a sfuggire la talpa!» «Ma certo, salimi in groppa e ce ne andremo molto lontano da qui.» All’alba aprirono l’oblò sull’esterno e via, verso il sole nascente. Volarono molto in alto e molto lontano, finché raggiunsero un Paese dove era già estate. Scesero in un prato di bellissimi fiori e l’uccellino posò Mignolina accanto a un bocciolo rosso e giallo. «Come sei bella!» esclamò all’improvviso la voce di un giovane. «Resta con noi.» Mignolina si volse a guardare in su e, molto stupita, vide dentro il fiore un bellissimo Principe, poco più alto di lei. Con un profondo inchino, il Principe si
tolse la corona d’oro e la mise in capo a Mignolina. «Vuoi restare con noi ed essere la nostra Principessa dei Fiori?» La fanciulla esitava… ma poi accorsero da ogni fiore del campo delle piccole fate con dei doni per lei. La più piccola e la più graziosa di tutte le regalò un paio d’ali, in modo che lei potesse volare come loro. Il Principe le chiese ancora: «Vuoi restare con noi ed essere la mia sposa?» Mignolina guardò i visi speranzosi delle piccole fate e il caldo sorriso del giovane; sentì di potersi fidare di lui, perciò rispose: «Sì, certo.» La giovane coppia fu molto felice e per tutta l’estate la rondine cantò per loro le sue più belle canzoni.

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