Dick Whittington e il suo gatto

Dick Whittington e il suo gatto

I Raccontastorie – Le più belle storie di Natale 1984

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      07 Dick W e il suo gatto
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Dick Whittington si svegliò una mattina con una voglia matta di avventure, così lasciò la sua casa e si incamminò verso il villaggio. «Ehi! » lo interpellò un vecchio contadino, «dovresti andare a Londra. Qui c’è troppa calma per la gente come te. Dicono che laggiù le strade sono pavimentate d’oro.» • Dick era stupefatto. «Oro! Allora un solo ciottolo mi farebbe diventare ricco!» «Però io,» disse ridendo il contadino, «non credo a tutto quello che dicevano.» Ma era troppo tardi per fermare Dick Whittington. All’orecchio del giovane ronzavano due parole: «Londra» e «Oro».

«Presto -in città» esclamò, «a far fortuna!» Il primo cartello che vide fuori del villaggio indicava ‘Londra’. “Benissimo” pensò Dick, “dev’essere dietro la collina.” Ma Londra non si trovava esattamente dietro la collina: né dietro quella dopo e nemmeno dietro quella dopo ancora. Esausto, Dick si sdraiò sotto una vecchia quercia e si addormentò. Nel cuor della notte un leggero solletico alla guancia lo svegliò. Si sedette e vide un gatto arancione che gli sorrideva. «Scusi tanto, signore,» disse il gatto, «non avrebbe per caso un piattino di latte che le avanza?» «Spiacente,» rispose Dick, «tutto il cibo e le bevande che avevo con me sono finite e non ho denaro per comprarne dell’altro.»

«Non importa,» fece il gatto. «Magari se ci accoccoliamo l’uno contro l’altro, almeno ci terremo caldi.» Così Dick fece la conoscenza del suo gatto, che dopo poco gli disse di chiamarsi Tom. Il mattino dopo si incamminarono insieme verso Londra. Camminarono e camminarono finché Dick disse: «Io torno indietro, Tom, sono stufo: non ci può essere niente a Londra che valga questa estenuante camminata». Voltò le spalle a Londra e cominciò a camminare verso casa. In quel momento si udì uno -scampanio attraverso i campi. Erano le campane delle chiese di Londra e sembrava che dicessero: «Torna indietro, Whittington, Sindaco di Londra!» Continuarono a suonare questo motivo finché le parole si impressero nella testa di Dick. «Non puoi

arrenderti ora,» gridò anche il gatto. «Avanti fino a Londra!» E infatti, dietro l’angolo c’era Londra, risplendente, fumosa e caotica. Le strade erano affollatissime, tutti sembravano avere fretta e si spingevano e litigavano. Le strade, però, non erano pavimentate d’oro, ma di fango. Dick e Tom si allontanarono da quella ressa e si rifugiarono sotto il porticato di un cortile. Dick bussò alla porta di servizio di una casa dall’aria imponente. «Non avreste un lavoro per un ragazzo di campagna con tanta buona volontà?» chiese.

Una faccia bianca come la farina, coronata da ispidi capelli rossi, spuntò dalla porta. «Entra, ragazzo, e strofina le pentole: io sono il cuoco di questa casa. Se lavori sodo forse ti darò qualche avanzo.» E fu così che Dick Whittington finì a lavorare in casa del Capitano Fitzwarren. Lavorava così duramente, strofinando e lustrando, che, arrivata la sera, aveva solo voglia di dormire. Ma i topi che infestavano la soffitta lo tenevano sveglio, finché una notte disse a Tom: «Acchiappali, gatto!» E i topi fuggirono a gambe levate. Quel gatto era un grande conforto per Dick. E lo era anche la figlia ” del Capitano Fitzwarren,

Alice. Andava spesso in cucina e si sedeva a chiacchierare con Dick mentre accarezzava Tom che stava accoccolato vicino al fuoco. «Se fossi sindaco di Londra,» soleva dire Dick ridendo, «ti sposerei, Alice Fitzwarren.» E Alice sorridendo rispondeva: «E se tu fossi sindaco di Londra ti sposerei certamente anch’io.» Il gatto faceva le fusa e diceva: «Chi lo sa? Chi lo sa?» Un giorno il Capitano annunciò che stava per imbarcarsi.

Riunì la famiglia e i servi e disse addio a tutti. Quando vide Dick che stava vicino alla porta con il gatto in braccio, gli disse: «Ecco cosa mi ci vuole. Eccoti uno scellino d’argento per quel gatto. Ora è il gatto della mia nave». Dick cercò di protestare, ma il cuoco gli diede un ceffone dicendogli: «Fai come ti dicono; non discutere con il padrone». Dick tornò nella sua soffitta, ma era così triste senza il suo gatto che decise di andare a riprenderselo. Poco prima dell’alba sgattaiolò sulla passerella del bastimento, senza sapere che stava per salpare. Fu così che Dick diventò mozzo sul vascello del Capitano Fitzwarren e salpò per le misteriose terre dell’Oriente. Dopo settimane di navigazione in acque agitate, la nave si incagliò su una strana spiaggia non segnalata nelle carte. Dei bizzarri soldati dall’aspetto di guerrieri scortarono tutto l’equipaggio, gatto compreso, al palazzo del Sultano Sulimano. «Potente Sulimano!» disse Fitzwarren depositando tutto il carico della nave ai suoi piedi, «vi offro i miei umili averi nella speranza di compiacere vostra Eminenza!» . «Hmm,» fece il Sultano. «Io ho tutto ciò che un uomo può desiderare. Che bisogno ho io di queste cianfrusaglie?» Mentre il Sultano parlava, Dick non poté fare a meno

di osservare che tutto il palazzo era infestato da topi e ratti. Tom si agitava inquieto fra le braccia di Dick. «Frrr, frrr, non resisterò un solo minuto, di più!» ronfava. Saltò dalle braccia

_ di Dick, si lanciò ve o ( la figlia del Sultano, la Sultana, si infilò sotto il suo trono e ne uscì stringendo un enorme ratto fra i denti – «Oh Sole! Oh Luna!» esclamò la Sultana. «Che meravigliosa — bestia è mai questa?» Intanto Tom correva per tutto il palazzo mettendo in fuga i topi e inghiottendone una dozzina o forse di più. «Che animale straordinario!» si stupì il Sultano. «Durante il mio regno e fin dal regno di mio nonno, questo paese è stato infestato dai ratti: ma questo animale è un vero sterminatori di topi! Fissa il prezzo, Capitano. Per questa creatura ti offro un sacco di diamanti!» Dick prese il gatto fra le braccia. «Ma è mio amico, potente Signore. Non potrei lasciarlo solo in un paese straniero!» Il gatto sussurrò qualcosa all’orecchio di Dick. Poi Dick lo depose a terra e il gatto corse in direzione della nave. «Tornerà,» assicurò Dick. Il Sultano attendeva impaziente Dick e il Capitano guardavano ansiosamente la porta. Poi, un musetto baffuto fece capolino dalla porta e Tom tornò portando con sé una famiglia di sei gattini!

«I gatti, ci sono sempre stati nel vostro paese,» disse Tom, «ma erano spaventati dai vostri atteggiamenti bellicosi; questi sei sarebbero orgogliosi e onorati di servire voi e i vostri figli e i figli dei vostri figli sempre che mettiate le spade da parte. E ora, se vostra Eccellenza lo permette, vorrei tornare a casa con il mio amico Dick.» Il Sultano batté le mani. «O Terra! O Cielo! Tutto ciò è meraviglioso! Avrò sei gatti sterminatori invece di uno! Grande deve essere la ricompensa per coloro che mi hanno fatto conoscere questi animali! Al ragazzo Dick offro mia figlia, — sì, la mia Sultana -7 in moglie. Non sei sposato, vero ragazzo?» Dick si inchinò profondamente. «No, mio Signore, ma ho giurato di sposare la bella Alice Fitzwarren, la figlia di questo degno Capitano.» Il Sultano fu deluso e la Sultana molto delusa. Ma si consolarono regalando a Dick tre sacchi di diamanti e un turbante. «O generosissimo Sulimano!» disse Dick. «La nostra nave è incagliata sulle tue bellissime spiagge e senza il tuo aiuto non potremo mai tornare a casa.» «Non una parola di più! » gridò il Sultano. «Ecco due tappeti volanti magici tessuti dai miei maghi

personali, uno per l’equipaggio e l’altro per i miei umili regali.» Così Dick tornò a Londra. Quando i tappeti sfiorarono la casa, Alice si affacciò alla finestra e salutò con la mano. «Dick,» esclamò il Capitano scendendo dal tappeto. « Ora che hai fatto fortuna sei un ottimo partito per la mia Alice. E inoltre credo proprio che lei sia innamorata di te. Perché non corri a chiederle di sposarti?» «Ti ricordi della mia promessa?» disse Alice. «Ho giurato di sposarti se tu fossi diventato sindaco di Londra.» Era così grande il suo amore per Alice che Dick si dette subito da fare. Usando bene i doni del Sultano divenne presto un ricco mercante. Lavorava sodo, era benvoluto e giusto: e prima che fossero trascorsi due anni venne eletto sindaco di Londra. Il giorno del matrimonio le strade erano affollate di gente impaziente di vedere da vicino il nuovo sindaco di Londra e la sua bella sposa. Tom sedeva vicino agli sposi, nel cocchio dorato, e al collo aveva un nastro con un campanellino d’argento. Ma nessuno riuscì a udirne il tintinnio perché era coperto dal suono delle campane della città di Londra che cantavano: «Viva Dick Whittington, Sindaco di Londra!»

 

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