La bandiera fatata

La bandiera fatata

I Raccontastorie – Fascicolo 23

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      05 - La bandiera fatata
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Vi piacerebbe vedere una vera bandiera fatata? Allora andate all’Isola di Skye, dove il vecchio castello di Dunvegan è bagnato su tre lati da un mare freddo e grigio. Per centinaia di anni questo castello è stato la dimora dei capitani del Clan dei MacLeod, Il Clan possiede parecchi tesori, ma l’oggetto che tiene in maggior conto è una striscia di seta color giallo pallido. È delicata come le ali di una farfalla ed è segnata qua e là da certe macchioline rosse come solo gli elfi sanno fare. La bandiera fatata appartiene 41′ al Clan dei MacLeod dalla lontana notte in cui nacque un piccolo capitano del Clan. Quella notte tutta l’isola era pervasa dalla più grande gioia e sulle colline vennero accesi tanti falò che la gente delle isole vicine pensò che Skye si fosse incendiata! Dentro il castello, i membri del Clan si riunirono per festeggiare con cene Al e balli la nascita del bambino. Il suono delle cornamuse era così forte che saliva perfino lungo una scala a chiocciola e su, in cima a un’alta

torretta dove c’era una piccola stanza. Qui Morag, la vecchia bambinaia, sedeva presso una culla di legno e la dondolava avanti e indietro per cercare di acquietare il neonato; «Come può dormire il piccolino con questo frastuono!» brontolò. A un tratto scivolò nella stanza la sua giovane nipote Janet. «Oh, zietta» bisbigliò, «è così eccitante! Devi

andare giù a dare un’occhiata.» Morag la guardò indignata. «Cosa?! Lasciare l’erede dei MacLeod solo e senza protezione?» Ma Janet ribatté: «Il bambino non rimarrà solo. Mi siederò qui e lo curerò io mentre tu non ci sei.» La vecchia Morag esitava. «Bene»

disse infine, «probabilmente non vivrò tanto da vedere un’altra notte come questa. Ma chiamami se il bambino si sveglia. Chiamami immediatamente.» Janet si sedette e prese a dondolare la culla con garbo, battendo un piede í1 ritmo della musica, ma non si accorse che lo scialle col quale Morag aveva accuratamente coperto la culla era scivolato sul pavimento di pietra. Sentendo freddo, il piccolo cominciò a piangere e Janet non riusciva ,a calmarlo. Il pianto del bimbo si fece sempre più forte e Janet si affacciò sulla scala a chiocciola per chiamare Morag, ma la musica copriva la sua voce. Allora, lasciando la porta socchiusa, corse giù per le scale a cercare la vecchia bambinaia.

Proprio in quel momento una fata e una sua amica, che stavano passando in fretta davanti al castello, udirono il pianto e si fermarono. «Hai sentito?» chiese la fata tutta arrabbiata. «Il piccolo erede dei Macleod sta piangendo e non c’è nessuno che si curi di lui!» Gettò un’occhiata alla torretta e i suoi occhi penetranti scorsero subito la finestrella illuminata. «Senti, credo di riuscire a infilarmi là dentro. Tu aspettami sul davanzale.» Le due fate volarono alla finestra e capirono subito perché il bambino piangeva, vedendo che lo scialle non era sulla culla, ma per terra. «Povero piccino!» esclamò la fata. «Col vento freddo che soffia dal lago! Ma io ho proprio quel che ci vuole per scaldarti.»

Sgusciò nella stanza e si avvicinò alla culla: srotolò da intorno alla cintura una striscia di seta gialla e preso delicatamente in braccio il bambino, ve lo avvolse. «Ma quella è la nostra bandiera fatata!» esclamò l’amica dal davanzale. «E con questo? Noi possiamo tesserne un’altra. Zitta ora mentre gli canto la ninna-nanna.» E facendo dondolare piano piano la culla col piede, cantò: «La tua vita sarà sicura: la salvezza è tra queste mura finché sventola il drappo fatato che le fate ti han regalato. Ora dormi bel bambino, fai la nanna piccolino.» Proprio mentre l’ultima nota svaniva nell’aria, la vecchia Morag rientrò nella stanza. «Povera me!» ansimò. «Chi… siete?» Poi vide con terrore il cappello a punta della fata, le scarpette violette

come l’erica e la striscia di seta gialla che avvolgeva il bimbo addormentato. Avanzò di un passo per strapparla via… ma la fata la fermò. «No, Morag! La bandiera non gli farà del male. È più calda della più spessa coperta e inoltre lo proteggerà da ogni pericolo.» Morag ascoltò senza fiato la fata ‘ che le descriveva i magici poteri della bandiera. «Salverà l’erede dei MacLeod nel momento di maggior pericolo, ma attenzione!, dovrà essere usata con parsimonia. Questa bandiera potrà sventolare solo tre volte, poi le fate la reclameranno.» La fata si mosse silenziosamente verso la finestra e ripeté: «Tre volte

sole. Ricordati, Morag, di riferire ai MacLeod le mie parole.» Detto questo fece per andarsene, ma Morag le gridò: «E la ninna-nanna?… Non volete insegnarmi la ninna-nanna?» «Lo farò, Morag», rispose la fata

«e ogni volta che canterai, il bambino si addormenterà subito.» E la fata cantò ancora una volta la ninna-nanna, prima di sparire nella notte.

Pek r un po’ Morag rim s alordita a fissare il punto in cui la fata era scomparsa, ma non vide altro che la luna, e al posto della voce di lei udì solo il suono delle cornamuse. «Vieni, piccolo, dolce erede» disse infine prendendo teneramente il bimbo in braccio. «I tuoi orgogliosi genitori e tutti i tuoi parenti devono vedere ciò che la fata ti ha donato.» Gli uomini del Clan si meravigliarono molto nell’udire la storia di Morag. Poi il capo del Clan levò in alto il suo minuscolo figlio

affinché tutti lo ammirassero, e giurò solennemente di custodire nel castello la bandiera fatata come il più grande dei tesori. E che fosse realmente un gran tesoro, lo si poté vedere quando la profezia della fata si avverò. Molti anni dopo, nel quindicesimo secolo, il castello di Dunvegan venne assalito da feroci guerrieri che avevano invaso Skye provenienti dalle isole vicine. I MacLeod furono decimati e sembrava ormai certo il loro annientamento totale. All’ultimo momento, il loro giovane e bel capitano si ricordò della leggenda. «Andate a prendere la bandiera fatata!» Appena la bandiera sventolò sui bastioni, una misteriosa schiera di guerrieri

si materializzò nel castello e si gettò all’assalto. Brandivano spade enormi e facevano un rumore l terrificante.

Gli invasori fuggirono, nel tentativo di salvarsi, ma nessuno di loro riuscì a scampare. Alla fine, lasciando i MacLeod vittoriosi sul campo, .i guerrieri si dissolsero nell’aria. –Un centinaio di anni dopo, il castello venne assalito di nuovo, con l’aiuto di una fitta nebbia che si era alzata dal mare. I MacLeod si difesero coraggiosamente, ína erano nuovamente sul punto di soccombere, quando il capitano decise di ricorrere alla bandiera magica. Fu allora che la grigia nebbia si trasformò in file e file di guerrieri che combatterono come demoni fino alla vittoria. Ma quando il giovane capitano MacLeod volle ringraziarli, svanirono nella nebbia. La bandiera era stata issata due volte, perciò ancora una volta, in futuro, avrebbe potuto spiegare il suo magico potere. Per questo, oggi la bandiera magica viene conservata come un tesoro nel vecchio castello di Dunvegan, mentre le fate, nei loro nascondigli segreti, la aspettano pazientemente.

 

 

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