Bastoncello

I Raccontastorie – Fascicolo 5

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      01 - Bastoncello
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In una limpida mattina d’autunno il sole sorgeva sul Bosco Intricato, i tassi si stiracchiavano e sbadigliavano, gli scoiattoli si davano un gran da fare in cerca di noci, quando nel cavo della vecchia quercia nodosa, le foglie tremarono alla voce di Nonna Nodo. «Bastoncello! Bastoncello! Non sei ancora sveglio? Voglio che tu vada a cercarmi dei funghi della nebbia e dei funghi rospo.» «Ma subito subito?» rispose Bastoncello assonnato. Nonna Nodo irruppe nella stanza. «Sì, proprio immediatamente, altrimenti non ci sarà niente da mangiare per cena.» «Oh, va bene allora!»

Bastoncello Calciò via la coperta di foglie secche. «Su, Abigaílle, andiamo.» Poi si vestì e prese il suo cappello che serviva da casa ad Abigaílle, la ragnetta magica. Nel metterselo, fece cadere dal letto Abigaílle che si svegliò di soprassalto: «Che succede?» «Ma chi è che parla?» disse Nonna Nodo. «Ah, è quello schifoso ragno? I ragni non sono dei cuccioli. Sono buoni solo nelle torte e nei budini.» «Non riuscirai mai a mettere me in un budino» pensò Abigaílle, sentendosi al sicuro nel cappello di Bastoncello. «Se le magie che faccio mi riuscissero, la tramuterei in mosca e la imprigionerei in una delle mie ragnatele!»

«Sbrigati ora», disse Nonna Nodo, «e portami tanti funghi rospo, ma che siano ben ammuffiti, mi raccomando.» Bastoncello girellò per ore fra gli alberi del Bosco Intricato senza poter trovare un solo fungo rospo. «Ahi, ahi, Nonna Nodo non sarà molto contenta di noi!» Abigaílle si abbassò a parlargli dalla tesa del cappello. «Beh, non possiamo mica tornare con le nostre dieci mani vuote!» E così continuarono a cercare, ridendo e scherzando, mentre si addentravano sempre più profondamente nel bosco. All’improvviso si fermarono. Qualcuno in lontananza stava piangendo.

«Oh senti!» esclamò Abigaílle. «Qualcuno ha bisogno di aiuto.» «Sì, il pianto viene di là», disse Bastoncello. «Sbrighiamoci. Possiamo prendere questa scorciatoia attraverso la valle.» «Occhio!» gridò Abigaílle. «Guarda quel cartello!» All’imbocco della vallata c’era un cartello con su scritto: «Attenti agli alberi…..» Ma Bastoncello non riusciva a leggere l’ultima parola. «Beh, ci toccherà passare dal Ponte delle Campanule.» Mentre Bastoncello correva attraverso il bosco verso il 139n delle Campanule, i singhiozzi


si fecero più forti. Ma quando si fermò per riprendere fiato, il pianto cessò come per incanto. «Forse lo abbiamo spaventato», disse Abigaílle. «Spero di no», rispose Bastoncello. «Ehi, c’è qualcuno laggiù?» Ma non ci fu risposta. «Allora, c’è nessuno laggiù?» ripeté. «Sì, io, e sono proprio nessuno» rispose una voce. «Perciò fate il piacere di lasciarmi in pace.» «Ma noi siamo corsi fin qui per aiutarti!» disse Bastoncello avventurandosi sotto il ponte per vedere chi stava parlando. Una creatura dall’aspetto infelice sedeva imbronciata sulla sponda del fiume. «Ciao. Io mi chiamo Bastoncello.» «Che bel nome», sospirò lo straniero. «Io sono Ugo.» «Anche il tuo è un bel nome.» «Il deprimente, malinconico Ugo, così mi chiamano.» «Mi dispiace», disse Bastoncello.

«Ma perchè «Non c’è bisogn2, di un perché», sospirò Ugo «da quando o sono nato, sono sempre stato triste. Non so cosa significhi essere felice.» «Ma se è così facile!» esclamò Bastoncello. «Noi ti insegneremo, vero Abigaílle?» «Si capisce. Ora faccio un salto dentro il cappello a cercare il mio libro degli incantesimi.» «E io intanto ti racconterò una barzelletta.» E Bastoncello si sedette vicino a Ugo. «Perché gli spazzacamini non ridono mai?» chiese.

Ma Ugo la sapeva già. «Perché sono sempre neri» disse. «La gente infatti mi chiama Ugo lo Spazzacamino proprio per questo!» E ricominciò a piangere. Abigaílle comparve dalla porticina di casa sua, cioè dal cappello di Bastoncello. In una mano stringeva il libro degli incantesimi, e in un’altra la sua bacchetta magica. «Abigaílle è un ragno magico», spiegò Bastoncello. «Può realizzare tutti i desideri. Non è una bella cosa,

Ugo? Pensa bene e dimmi cos’è che desideri veramente.» «Ci proverò», sospirò Ugo. «Vorrei… vorrei una torta di mele.» «E una torta di mele apparirà» disse Abigaílle sfogliando il libro degli incantesimi. «Allora, vediamo, dunque… budini e torte… ah ecco. Torta di mele.» E cominciò a saltellare avanti e indietro agitando la bacchetta magica. «Cresta di gallo, pioggia sul tetto, ecco di mele un manicaretto!» Ci fu un lampo e mille scintille di polvere blu scaturirono dal terreno. «È riuscita?» tossì Abigaílle sfregandosi gli occhi. «Ma cos’è che mi è caduto in testa?» chiese Ugo strofinandosi un bernoccolo. «Oh no!» «Stupida Abigaílle» ridacchiò Bastoncello. «Dovevi fare apparire un manicaretto e non un colletto!» Ugo stava di nuovo per scoppiare in lacrime e allora Bastoncello gli disse: «Forza Ugo, esprimi un altro desiderio.» Ugo dette un’occhiata ai suoi vestiti stracciati. «Va bene. Vorrei un pantalone ben rifinito e una camicia con le gale.»

Abigaílle cercò e cercò e trovò l’incantesimo. «Fiore fiorito, gatto scappato, olio condito, camicia a gale e pantalon rifinito!» Questa volta il lampo blu fu ancora più blu. Ma prima che la polvere si diradasse, Ugo si guardò nel fiume e strillò. «Oh no! Ha sbagliato di nuovo tutto. Non sarò mai felice.» E scappò via a nascondersi nei boschi. «Abigaílle, ma che è successo?» chiese Bastoncello quando la polvere magica si fu posata al suolo. «Non l’hai mica fatto svanire, no?» Abigaílle dette un’occhiata al suo libro. «Oh povera me, devo proprio mettermi gli occhiali. Invece di un pantalone ben rifinito e di una camicia a gale…» «Beh, cosa gli hai dato?» «Un vestito fiorito e un vecchio stivale!…»

«Logico allora che sia scappato», disse Bastoncello. «Vieni, su, dobbiamo cercarlo.» E Bastoncello e Abigaílle si affrettarono dietro le orme di Ugo per tutto il Bosco Intricato. Le impronte portavano a destra, verso la valle in cui c’era il cartello ammonitore. Si fermarono e cercarono di leggerlo nuovamente. Ma ad un tratto udirono delle urla provenire dalla vallata. «Aaaah!! Vi prego! No! Basta!» «È Ugo e sembra essere in serio pericolo. Presto!»

Mentre correvano, le grida si facevano più forti. Ma quando Bastoncello e Abigaílle trovarono Ugo, non potevano credere ai propri occhi. Si rotolava al suolo mentre i rami degli alberi lo solleticavano. «Oh, ah, ah, ah! Basta! Vi prego basta, ah, ah, ah!» «Ora capisco cosa voleva dire il cartello» gridò Bastoncello. «Attenti agli alberi solletichini!» Finalmente, gli alberi la smisero di solleticare Ugo che riprese fiato e si asciugò le lacrime.

«Perché ridete così?» chiese. «Gli alberi hanno fatto il solletico anche a voi?» «No, è il tuo vestito fiorito. Sei così buffo!» rise Bastoncello senza riuscire a frenarsi. «E io sono così felice», disse Ugo. «Per la prima volta in vita mia, ho imparato a ridere. E devo ringraziare voi. Ma la prego, signorina Abigaílle, mi tolga di dosso questo ridicolo vestito!» «Ma certo. E questa volta, niente sbagli.» «Latte di fico, polvere d’uovo, che Ugo torni normale di nuovo!» Quando la polvere blu si diradò

Ugo era come prima, solo che…sorrideva! In quel momento, Bastoncello sentì dei colpetti su una spalla. Uno degli alberi del solletico cercava di attrarre la sua attenzione. Il ramo indicava un punto vicino ai piedi di Bastoncello. E proprio là su un letto di muschio c’erano tantissimi funghi rospo e altri funghi ancora. Ugo e Bastoncello raccolsero venti funghi rospo e altrettanti funghi ben ammuffiti e li portarono a casa da Nonna Nodo. La sera mangiarono pane tostato con funghi rospo ammuffiti.

Tutti trovarono la cena squisita. Ugo disse che era il finale perfetto di una perfetta giornata. «Vedete, non solo ho trovato la felicità», disse schioccando un bacione a Nonna Nodo. «Ma ho trovato anche tre buoni amici!»

(Un altro episodio di Bastoncello ti aspetta sul prossimo fascicolo)

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