Il regno delle foche

Il regno delle foche

I Raccontastorie – Fascicolo 24

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      05 - Il regno delle foche
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Ben Beckett era un pescatore e ogni giorno usciva con la sua barchetta per ritirare le reti. Intorno a lui, piccole foche argentate spuntavano un po’ dovunque, nell’acqua. «Via di qua!» urlava loro Ben. «Non ho del pesce per voi.» A volte, capitava anche che qualche foca rimanesse impigliata nelle sue reti. Allora la uccideva e portava la pelle a casa per venderla. Un bel mattino, Ben ritirò le reti e le trovò insolitamente pesanti. Poi, all’improvviso, vide un’enorme foca spuntare dall’acqua vicino alla barca. Si era impigliata nella sua rete.

Subito Ben prese un grosso bastone e le dette un gran colpo. E, mentre la colpiva, non poteva fare a meno di pensare: «Che animale enorme!» La foca si divincolò tanto che quasi fece cadere Ben in acqua. Due volte ancora Ben la colpì, ma poi l’animale riuscì a strappare la rete e si tuffò, scomparendo alla vista. Quella sera, accanto al camino, Ben rimuginava furibondo l’accaduto, «Pensare che pelliccia veniva fuori da quell’animale!» Ma, mentre così pensava, si addormentò sulla sedia. Lo svegliarono di soprassalto tre violenti colpi bussati alla porta.

«Chi è?» chiese Ben. Ma non ci fu risposta. Guardò fuori dalla finestra e vide un cavaliere sopra un cavallo grigio. «Che cosa volete a quest’ora di notte?» «Avete delle pelli di foca da vendere?» chiese il cavaliere. Il suo viso era nascosto da un cappello a larghe tese e indossava un mantello che arrivava quasi fino a terra. «Pago qualunque prezzo,» «Ne ho un paio» rispose avidamente Ben «ma- sono nella mia baracca vicino al molo.»

«Allora montate sul mio cavallo e andiamo a prenderle» disse il cavaliere misterioso. Ben chiuse in fretta la porta e saltò sul cavallo, dietro il cavaliere. L’animale partì a una tale velocità che Ben dovette aggrapparsi al mantello dello sconosciuto, e non si fermò al molo ma continuò a galoppare sulla riva e poi sugli scogli, finché il pescatore si accorse che gli zoccoli del cavallo non toccavano più la terra. Stavano volando!

«Aiuto! Aiutatemi!» gridava Ben, ma nessuno lo sentiva. Il cavallo spiccò un gran balzo e poi si tuffò giù, giù verso il mare. Ben chiuse gli occhi. Sentiva il fragore delle onde avvicinarsi sempre più, poi ci fu l’impatto con l’acqua e infine eccoli sprofondare nell’oceano. Quando riaprì gli occhi, Ben si trovò in una foresta di alghe in fondo al mare, che era ricoperto da migliaia di conchiglie. Aragoste, gamberi, anguille e pesci d’ ogni genere, fissavano con stupore il cavallo e i due strani cavalieri. Poi successe una cosa terribile. Ben vide con orrore le proprie mani — che ancora stringevano il mantello del cavaliere — mutarsi in pinne! La sua pelle divenne dura e scivolosa come il cuoio e al posto della barba gli crebbero dei lunghi baffi setosi. Ben si era trasformato in una foca! Quando il cavaliere si voltò, Ben vide che anche lui era una foca e il loro stallone, un gigantesco cavalluccio marino. «No! No!» strillò Ben, ma invece di parole, gli uscirono di bocca una fila di bollicine.

Centinaia e centinaia di foche gli nuotavano attorno, col mantello lucido e lunghi baffi. Poi, tutte insieme, intonarono un canto.., il più triste che Ben avesse -mai udito.

«Tu, Ben Beckett, hai pescato il nostro Re e l’hai picchiato. E solo tu, che l’hai ferito puoi ridarcelo guarito.» Il cavalluccio marino e le due foche nuotarono fino a un grande muro di roccia, che improvvisamente si aprì, rivelando un’enorme grotta: era il palazzo del Re delle foche! Migliaia di perle scintillanti ricoprivano il soffitto della grotta, illuminandola a giorno. Il fondo era pavimentato di sabbie multicolori che finivano davanti a un enorme trono fatto di madreperla. E lì, circondato da grosse foche dai baffi vibranti, sedeva il Re.

Aveva la testa fasciata, e le pinrrtr\„ ferite gli pendevano inerti ai fianchi. Il Re vide Ben ed esclamò: «È lui! È lui che ha tentato di uccidermi quando mi sono impigliato nella sua rete!» Ben si sentì molto umiliato, al pensiero di quello che aveva fatto, ma aveva anche una paura tremenda. Che cosa gli avrebbero fatto per la sua crudeltà? Ma le foche ripresero a cantare, tristemente. «Uomo/foca, foca/uomo con il nostro Re sii buono. Solo tu che l’hai ferito puoi ridarcelo guarito.» Grossi lacrimoni caddero dagli occhi del Re, scesero lungo i suoi baffi e formarono una pozza ai suoi piedi. «Guariscimi, Ben!» lo implorò il Re delle foche. «Mi fa così male la testa che non riesco nemmeno a reggere la corona.» Ben si precipitò dal Re, gli toccò ogni ferità tre volte con le pinne e, in un attimo, il Re guarì! Si strappò la benda dal capo e gridò: «Sono guarito! Guarito!»

Le foche fecero una danza di gioia intorno al trono e, prendendo Ben per le pinne, fecero ballare anche lui. Poi il Re ordinò di fare silenzio. «Ben» gli disse «ti invito a vivere con noi nel Regno delle Foche. Saremmo felici se tu accettassi.» «Grazie» rispose Ben, «apprezzo molto quello che mi offri, ma preferisco tornare ad essere un uomo,» «E sia» sentenziò il Re «ma non tornerai a casa finché non avrai promesso di non uccidere mai più una foca.» «Certo che lo prometto!» rispose Ben con sincerità «non lo farò mai più.» Mentre pronunciava questa

solenne promessa, la grotta svanì e Ben si ritrovò davanti alla porta di casa. Il Re aveva mantenuto la sua promessa: Ben era ritornato uomo, e un uomo molto felice. Infatti, da quel giorno, egli passò le domeniche pomeriggio a buttar pesci alle foche, che snelle e guizzanti, facevano fuori e dentro dall’acqua nella baia. E quando per caso una di loro si impigliava nelle reti di Ben, lui la liberava, e con una carezza la ributtava in acqua, con tanti saluti per il Re delle Foche!

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