L’avventura di Natale di Gobbolino

L'avventura di Natale di Gobbolino

I Raccontastorie – Le più belle storie di Natale 1984

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In una fredda mattina di dicembre, il Cavallino di Legno disse allo zio Poldo: «Posso invitare Gobbolino a passare con noi la vigilia di Natale?» «Ma certamente, caro,» rispose la moglie dello zio Poldo. «Ho appena finito di cucinare un sacco di pietanze buone che aspettano solo di essere mangiate. Ma la vigilia di Natale è oggi! Come farai ad invitarlo?» «Avevo pensato di andare io stesso a prenderlo. E se comincia a nevicare lo porterò a casa in groppa.» «Eccellente idea!» disse lo zio Poldo. «Sarà meglio che tu ti metta in cammino subito, così tornerai presto.» Mentre i suoi gentili amici apparecchiavano, il Cavallino di Legno galoppò attraverso la foresta fino alla fattoria dove ormai Gobbolino aveva trovato casa.
La neve aveva cominciato a cadere e la foresta era vasta e oscura. Il suo cuoricino batteva forte, all’unisono con gli zoccoli che rimbalzavano sul sentiero. Quando arrivò, i bambini della fattoria erano già andati a letto e la fattoressa rimase sorpresa quando lo vide sulla soglia, con la criniera e la coda luccicanti di fiocchi di neve. «Certo che Gobbolino può venire con te,» disse gentilmente. «Ma non avrete paura ad attraversare la foresta da soli?» «Correrò velocemente, Gobbolino può montarmi in groppa e non mi fermerò fino a quando sarò arrivato.» «Beh, allora siamo d’accordo. Ma fate attenzione.

Mio marito e i ragazzi verranno a prenderlo domattina.» E così i due amici galopparono verso la foresta. Erano così felici di stare di nuovo insieme che dopo un po’ rallentarono il passo per raccontarsi tutto quello che era successo dall’ultima volta che si erano visti. Gobbolino stava raccontando all’amico le prodezze dei ragazzi della fattoria, quando improvvisamente fece un balzo e piantò le unghie sulla schiena del Cavallino di Legno. «Oh, cos’è? Che suono è questo?» «Ma stai attento! Mi fai male,»
gridò il Cavallino di Legno. «Non so di che cosa stai parlando, io sento solo il rumore dei miei zoccoli.» «Corri, corri!» lo incitò Gobbolino. «Sento delle voci! Qualcuno ci sta inseguendo!» Ora anche il Cavallino di Legno sentiva le voci.

Se fosse stato a casa, vicino al caminetto, non avrebbe avuto paura, ma trovarsi nel folto della foresta, in una fredda notte, alla vigilia di Natale, era ben altra cosa. Chi poteva essere? Cominciò a galoppare a più non posso. Benché attutito dalla neve, il rumore degli zoccoli del Cavallino di Legno risuonava nella foresta. Si udì un debole grido e Gobbolino si voltò. «Ma è… è la strega della Montagna Tempestosa, con mia sorella Sutica!» strillò Gobbolino. Tutte le sue antiche paure tornarono di colpo. «Sbrigati o ci raggiungeranno prima che arriviamo a casa! Vuoi che scenda e che corra accanto a te? Corri, ti prego!» «No, no, Gobbolino: andiamo più
in fretta così; ma se davvero si tratta della strega e di Sutica, basterà che montino sulla scopa e ci raggiungeranno lo stesso.» Continuarono a correre e i richiami si fecero più flebili. I due amici si credevano ormai in salvo quando il ferro di uno degli zoccoli del Cavallino di Legno saltò via, perdendosi fra gli alberi. «Non fermiamoci! Non fermiamoci! Posso correre anche così» e continuò a galoppare, ma zoppicando e molto più lentamente. Ma non era finita e dopo pochi chilometri perse anche un altro ferro, mentre il suono delle voci dietro di loro si avvicinava sempre più. I loro inseguitori correvano ora. Sicuramente li avevano visti perché i loro richiami si fecero sempre più forti.

Gobbolino scivolò al suolo e corse a fianco del suo amico, che galoppava sempre più piano. In quel momento un altro ferro degli zoccoli si ruppe mentre la strega e Sutica si avvicinavano sempre più. Poi, anche l’ultimo ferro si ruppe. Ora il Cavallino di Legno non era più ferrato e prima che lui e Gobbolino potessero fare altri dieci passi le due inseguitrici si erano gettate su di loro con grida di trionfo. Erano proprio la strega della Montagna Tempestosa e la sorella di
Gobbolino, Sutica. Gobbolino sfoderò le unghie e digrignò i denti, pronto a lottare contro entrambe. Anche il Cavallino era pronto a scalciare con le sue quattro zampe, pur di non cadere prigioniero. Ma con grande sorpresa si accorsero che la strega e Sutica stavano piangendo lacrime di gioia. «Finalmente ti abbiamo trovato, fratello!» miagolava Sutica strusciandosi contro Gobbolino.

«È bellissimo vedervi di nuovo,» diceva la strega battendo affettuosamente la mano sulla groppa del Cavallino e carezzando Gobbolino. «Abbiamo fatto tanta strada per venire ad augurarvi Buon Natale!» «Non siamo più streghe,» spiegò Sutica. «La mia padrona non fa più incantesimi malvagi. Si è comportata bene per un anno intero, il vecchio prete l’ha benedetta e ha potuto lasciare la Montagna Tempestosa e traversare il fiume con me per venirvi a cercare. E anch’io sono buona, Gobbolino; sono la più brava gattina del mondo! Sono perfino più buona di te, fratello!» e il Cavallino di Legno, tranquilli e contenti, guidarono le loro amiche fino alla casetta dello zio Poldo. Vennero ricevuti con grande calore e gentilezza e dopo avere consumato una deliziosa cena natalizia si sedettero tutti intorno al fuoco a cantare e a sgranocchiare noci. Il Cavallino di Legno si era rannicchiato vicino a Gobbolino alla luce del fuoco. Lo zio Poldo gli aveva rimesso quattro ferri nuovi e lui era felicissimo. Si era perfino abituato alla strega, che ormai era solo una vecchia

signora che non avrebbe fatto male a una mosca. Quanto a Sutica era grassoccia e allegra «Ora acchiappo topi invece di lanciare incantesimi,» spiegò, facendo le fusa. Quella notte i quattro amici dormirono sereni e tranquilli.
Il mattino dopo il fattore con i suoi ragazzi venne a riprendersi il gattino. Al momento della partenza Gobbolino guardò il Cavallino di Legno e il suo amico ricambiò lo sguardo. Si sorrisero senza parole: era stato il Natale più felice che avessero mai trascorso.

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