La storia del piccolo abete

La storia del piccolo abete

I Raccontastorie – Le più belle storie di Natale 1984

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      08 La storia del piccolo abete
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Mancava una settimana a Natale e la foresta di abeti era coperta da una scintillante cappa di neve. Morinda, un giovane abete, guardava con ammirazione gli alberi più vecchi. “Un giorno sarò grande come loro” pensò.
Improvvisamente il silenzio venne rotto da uno stridente ronzio seguito da un terribile scricchiolio. Poi una voce tuonò: «Pronti!» E un abete crollò sulla neve. «Oh, no,» disse Morinda. «Sono di nuovo quegli orribili tagliaboschi con le loro seghe!»
Per tutto il giorno la foresta risuonò di quel sinistro rumore. «Sono troppo giovane per finire così,» mormorò Morinda
guardando cadere gli altri alberi. Ma anche gli alberi giovani venivano tagliati e anche Morinda sentì la sega lacerare il suo tronco.


II rumore era assordante. I suoi rami tremarono, si scossero e dopo pochi secondi crollò sulla neve. Il giovane albero venne caricato su un camion. «Ora mi trasformeranno in stuzzicadenti,» gemeva tristemente Morinda, «o, peggio ancora, in fiammiferi!»
Quella stessa notte gli alberi vennero consegnati al mercato. «Evviva, evviva!» cantò Morinda. «Diventeremo alberi di Natale!» II mattino seguente Morinda aprì i suoi rami e si erse con orgoglio. Era l’albero più bello.
La gente faceva la coda per comprare Morinda. Ma non era in vendita. Il signor Spruce se ne serviva solo per attirare clienti.
Presto tutti gli alberi vennero venduti e la vigilia il negoziante portò Morinda a casa sua.

I ragazzi Spruce gridarono felici alla vista di Morinda, che decorarono con palle scintillanti, ghirlande argentee e luci colorate.
In cima sistemarono una stella, «Che bell’albero!» esclamavano. «Che bel Natale!» diceva Morinda.

Gli amici di. famiglia vennero a cantare le canzoni natalizie. «Cantiamo davanti al nostro bell’albero» propose il signor Spruce, e Morinda gongolava di piacere.
Quella notte, quando tutti furono addormentati, Babbo Natale scese dal camino. «Oh, oh, sei il più bell’albero che abbia mai visto da molti anni!»
Il giorno di Natale, dopo avere aperto i pacchetti di regali, tutti si sedettero-a pranzo. Il signor Spruce fece un ‘brindisi: «Al più bell’albero di Natale!»
Ma col passare dei giorni Morinda cominciò a sentire la fatica. «Oh no,» si lamentava. «Le mie foglie cadono e i miei rami si stanno seccando…»


Il dodicesimo giorno dopo Natale, il piccolo abete fu spogliato dalle decorazioni e finì nella spazzatura.
Il povero abete era tristissimo. «La mia vita è finita» singhiozzava. «Mi mangeranno i vermi, oppure marcirò sotto la pioggia.»
Ma lo scultore Enrico scorse Morinda fra i rifiuti. «Che magnifico pezzo di abete!» esclamò, e portò l’alberello a casa sua.
Cominciò segando i rami e per mesi intagliò e scolpì il suo tronco. «Cosa diventerò ora?» singhiozzava.
Alla Galleria d’Arte, Enrico scoprì la sua scultura. La folla applaudì gridando: «è magnifica» e «che bella!»
Morinda era felice. «Ora che sono un’opera d’arte, nessuno mi getterà via.»

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