Gorgo l’orco 2

Gorgo l'orco

I Raccontastorie – Fascicolo 15

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      04 - Gorgo l'orco
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L’orco Gorgo e il drago Zago volarono L per cinque giorni senza fermarsi, verso la terra del Mostro Bavoso. Traversarono alte montagne rossastre, un grande lago tempestoso e pianure piene di fango, finché arrivarono in una strana terra desolata: una terra in cui non c’era un solo albero, nessun animale, neppure un uccellino che cantava…

L’orchetto e il drago atterrarono ai piedi della montagna. «Guarda lassù, Gorgo» gridò Zago «lassù in cima. Quello è il buco attraverso il quale il mostro si infila nella montagna, di notte.» «Ma come fa ad arrampicarsi fin lassù?» chiese Gorgo.

C’erano solo polvere, rocce, cumuli di sabbia e un’enorme spaventosa montagna nera. Intorno alla montagna si stendeva una melma verde e scivolosa che sgorgava dalle crepe nelle rocce. Sprofondati in quella melma c’erano i resti di tutti gli orchi, i draghi e i demoni che il Mostro Bavoso aveva mangiato.

«Striscia, ragazzo mio, scivola con il suo grosso corpo bavoso. È così appiccicoso che riesce a strisciare anche in salita. Ma lascia dietro di sé una traccia scivolosa e così nessuno-può arrampicarsi dietro di lui.» «Ma tu puoi portarmi lassù volando, non è vero? »

gli chiese Gorgo. «Hm, ci proviamo, tieniti stretto.» Gorgo si aggrappò al collo di Zago ed entrambi volarono fino alla stretta imboccatura del tunnel.

Zago si aggrappò con le sue forti zampe alla roccia proprio accanto al buco. «Presto, Gorgo, salta, non posso resistere a lungo, è troppo scivoloso!» Gorgo vedeva sotto si sé le terribili rocce nere, acuminate come lance:  aveva paura, ma…  era coraggioso e saltò.

Atterrò proprio dentro il buco. ,Era salvo! Ma no, —— stava scivolando sulla bava viscida! E non c’era niente a cui aggrapparsi. Stava proprio per cadere

quando si sentì afferrare da due forti zampe: era Lago, che sbattendo furiosamente le ali, restava immobile nell’aria, e lo aiutò a rientrare nel tunnel.

Il tunnel, dentro, era di un orribile colore verde. C’era un odore acre di animali selvatici. Gorgo non vedeva nulla e avanzò strisciando. Sentiva solo il drip, drop della bava viscida che colava e il ciac, ciac, ciac delle sue mani

e delle ginocchia sul fango appiccicoso. Dopo un bel po’ sentì dei tonfi sordi, lenti e cadenzati: era il battito dell’enorme cuore del mostro. Poi vide una pallida luce verde. Gorgo era arrivato alla fine del tunnel.

Di fronte a lui c’era l’immensa cavità della montagna, riempita per metà dal mostro, che giaceva come un mare verde e si agitava e increspava mentre dormiva. Centinaia di tentacoli sbucavano dalla melma e altrettanti occhi si aprivano e si chiudevano al ritmo del respiro del mostro. Sovrastava il tutto uno stretto e ricurvo ponte di pietra, che Gorgo doveva attraversare per giungere al cuore del mostro.


«Sii coraggioso e usa il cervello», gli aveva detto Zago. Perciò, trattenendo il fiato, afferrò la spada e andò avanti. il ponte traboccava di bava ed era così scivoloso che Gorgo dovette procedere un passo alla volta, fino a trovarsi . proprio sopra il cuore palpitante del mostro.

A un tratto un lungo e viscido tentacolo gli toccò un piede. Gorgo balzò indietro dall’orrore e scivolò. Tentò di puntellarsi con la spada, che stridette contro la roccia del ponte. Un violento CLANG! echeggiò amplificato nel cavo della montagna.

Il mostro cominciò a c: risvegliarsi. Le centinaia di palpebre si schiusero mentre il cuore batteva sempre più rapidamente.

E poi vide Gorgo, solo sul ponte. Protese minaccioso i suoi potenti tentacoli. Tremando tutto, Gorgo alzò la sua spada…

(Cosa succederà a Gorgo? Scopritelo nel fascicolo 16!)

 

 

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