Hansel e Gretel

I Raccontastorie – Fascicolo 3

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      06 - Hansel e Gretel
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Sul limitare di una foresta fitta e scura viveva un tagliaboschi con i suoi due bambini Hansel e Gretel. Dopo la morte della prima moglie il taglialegna si era risposato di nuovo, ma la nuova moglie era sgarbata e non voleva bene a Hansel e Gretel. Ogni giorno, il taglialegna andava nel bosco a spaccare la legna. Lavorava duramente, ma malgrado ciò non riusciva a mettere insieme abbastanza denaro per mantenere la sua famiglia. Una sera quando Hansel e Gretel erano già andati a letto, il taglialegna disse alla moglie: «Cosa daremo da mangiare ai bambini domani? Non abbiamo più cibo nella dispensa.» «Non possiamo più permetterci di nutrire quei mangiapane ad ufo», sbottò lei aspramente. «Non abbiamo soldi e loro sono giovani e forti. Dovranno imparare ad arrangiarsi da soli. Domani li porteremo nel folto della foresta e li lasceremo lì.» Il taglialegna alzò le mani con orrore: «I miei bambini soli nella foresta! Ma se li mangeranno gli orsi!» «Beh, io non li posso proprio più nutrire! Devono andarsene ad ogni costo!» rispose la moglie arrabbiata. Il taglialegna discusse a lungo con la moglie, ma lei aveva un carattere così forte e quando era in collera era così terribile che alla fine lui si piegò al suo volere.
Intanto, di sopra, i ragazzi si erano svegliati al suono delle voci alterate e avevano sentito la matrigna ribadire la sua intenzione di abbandonarli nella foresta. Gretel cominciò a piangere. Ma Hansel le bisbigliò: «Non temere. Anch’io ho il mio piano.» A notte fonda, quando tutti dormivano, Hansel scese silenziosamente le scale, aprì la porta della cucina e uscì in giardino. Là, intorno alle aiuole, centinaia di sassolini bianchi spiccavano sopra la terra bruna e scintillavano sotto la luna. Hansel si riempì rapidamente le tasche di sassolini e ritornò a letto.

Al mattino la matrigna li chiamò. «Venite, oggi andremo tutti insieme nella foresta» disse. «Voi giocherete e io aiuterò vostro padre a raccogliere la legna. Che ve ne pare?» ~sel e Gretel non risposero, ma seguirono i loro genitori nella foresta. «Sbrigati 1-1nsel», gridò la matrigna. «Perché sei così lento?» Ma Hànsel continuò ad indugiare

dietro di loro, con le mani in tasca. E ogni volta che la matrigna si voltava, lui faceva cadere per terra un sassolino bianco. Alla fine, dopo molte giravolte per il bosco, i grandi si fermarono. «Mnsel, Gretel! Poveri bimbi, siete sicuramente stanchi di tanto camminare. Sedetevi e riposatevi. Ecco del pane per il pranzo. Aspettateci qui, finché noi torneremo a prendervi.» I ragazzi, dopo aver mangiato il pane e dopo aver giocato, si addormentarono sotto gli alberi. Quando si svegliarono era quasi buio ed erano ancora soli. «Ci hanno abbandonato», singhiozzò Gretel. «Non riusciremo mai a tornare a casa! E gli orsi ci mangeranno!» Ma F1’ànsel le fece vedere la traccia di sassolini bianchi che aveva sparso lungo il cammino. Prese Gretel per mano e insieme seguirono la traccia dei sassolini fino a raggiungere la loro casa. Quando bussarono alla porta il padre aprì e li abbracciò stretti, felice


che il trucco escogitato dalla crudele matrigna fosse fallito. Ma la matrigna li squadrò con rabbia e li spedì a letto. «Non serve a niente fare tante moine», disse al taglialegna. «Domani dobbiamo perderli nella foresta ed essere sicuri che non ritroveranno la strada.» Di sopra, i ragazzi erano ancora svegli e udirono le cattive parole della matrigna. Hansel giacque sveglio fino a che tutti si addormentarono e ancora una volta scese le scale per andare a prendere i sassolini. Ma la porta era chiusa a chiave! Povero Hansel! Tornò a letto e rimase sveglio a pensare sul da farsi. «Svegliatevi» ordinò la matrigna il mattino seguente. «Andiamo di nuovo a passare la giornata nella foresta. Tu Hansel porta il pane per la colazione.»
Come il giorno prima, Hansel indugiava per la strada dietro gli altri. E quando i genitori erano voltati, sbriciolava la pagnotta e lasciava cadere le briciole dietro di sé. «Forza Hansel!» gridò la matrigna. «Perché sei sempre così lento?» Dopo una lunga camminata, arrivarono nel cuore della foresta. «Ora sedetevi qui e mangiate il vostro pane mentre noi andiamo a raccogliere la legna.» Erano così stanchi che si addormentarono subito. _Quando si svegliarono era già buio:ed erano soli. Ma questa volta Gretel non pianse. «Dov’è la traccia, Elkisel?» chiese. «Come hai fatto a segnare il cammino questa volta?» E sebbene cercassero e cercassero, non poterono trovare nessuna delle molliche che Hansel aveva lasciato cadere. Gli uccelli se le erano mangiate tutte! Soli nel cuore della foresta, i due fratelli si strinsero l’uno all’altra.

Col cader della notte una spessa crosta di brina si formò sul suolo della foresta. Hànsel e Gretel si rannicchiarono ai piedi di un albero mentre gli uccellini li osservavano dall’alto. «Ci siamo mangiati tutte le briciole dei ragazzi!» cantavano tristemente. «Ora loro hanno freddo per colpa nostra!» E uno per uno, gli uccellini presero delle foglie nel becco e le fecero cadere
su Hànsel e Gretel che dormivano sotto l’albero, formando una coperta verde e tiepida. Quando si svegliarono il mattino dopo, Hànsel e Gretel vagarono per la foresta finché arrivarono a uno spiazzo erboso fra gli alberi. Si fermarono stupefatti, perché là, proprio nel mezzo, c’era una casetta meravigliosa tutta fatta di dolci. Aveva le pareti di biscotto, le finestre di zucchero luccicante e il tetto di cioccolata odorosa. Hànsel e Gretel eran così affamati che corsero verso la casetta e si misero a staccare pezzettini di tegole di cioccolata e davanzali di zucchero per mangiarseli. Ma una vecchietta uscì zoppicando dalla porta. «Non mangiate la mia casa bambini», gracchiò. «Entrate e vi darò torte e focaccine.» I due la seguirono e le raccontarono


che avevano perso la strada di casa. Prima che avessero finito di raccontare, la vecchia aveva già posto davanti a loro due piatti di focaccine fumanti coperte di frutta e di panna. «Oh, grazie tante signora», disse Hansel dopo un po’, pulendosi la bocca. «Posso lavare i piatti ora?» «No, no ragazzo» disse la vecchia signora. «Ma se vuoi aiutarmi, puoi spazzare quella gabbia là nell’angolo.» Era una gabbia così grande che Hànsel ci entrò dentro con la scopa per spazzarla meglio. Ma a un tratto «clang», la porta si chiuse dietro di lui e la vecchia strillò di gioia. «Ah, t’ho preso! Una strega, sì, sì una strega, ecco quello che sono. La mia casa di biscotti è una trappola! E sai cosa prendo con la mia trappola? Dei bambini! Ah, Ah, Ah!» La strega fece di Gretel la sua serva e la obbligò a spazzare, a strofinare e a pulire. Ma per Hansel aveva in mente qualcos’altro. «Ah, Ah! Ti farò ingrassare, ragazzo! E poi uno di questi giorni ti arrostirò e ti mangerò.»

Ogni giorno la strega si avvicinava alla gabbia di Hànsel e guardando dentro gli diceva: «Tira fuori un dito dalle sbarre ragazzo», e lo toccava per vedere se era diventato più grasso. Gretel mentre stava spazzando la casa, si accorse che la strega ci vedeva poco: allora, si avvicinò alla gabbia di Hànsel e gli bisbigliò qualcosa.

Quando la strega venne a chiedergli di tirare fuori il dito dalle sbarre, Hànsel le porse un ossicino di pollo da toccare.

«Troppo magro, troppo magro» si lamentò. «Non sarai mai abbastanza grasso per fare un buon arrosto. Vorrà dire che ti bollirò.»

Il giorno seguente, la vecchia strega disse a Gretel: «Scalda un pentolone d’acqua sulla stufa che voglio mettere a cuocere tuo fratello.»

«La stufa è pronta», disse Gretel dopo un po’. «Ma non so se l’acqua è abbastanza calda per lei.»

«Ah, stupida ragazzina!» sbottò la strega. «Ma devo fare proprio tutto da me?» Zoppicò fino alla stufa e si chinò per guardare dentro.

Veloce come un lampo Gretel le dette uno spintone, la fece ruzzolare


dentro e chiuse lo sportello. Ci fu un puff di fumo rosso… ma Gretel,

occupata a liberare Mnsel dalla gabbia, non se ne accorse nemmeno.

«Andiamocene da questa orribile foresta!» gridò, «e non torniamoci mai più.»

«Aspetta», disse Mnsel. «Non possiamo tornare a casa a mani vuote. Il babbo non ha abbastanza soldi

per darci da mangiare. Dobbiamo portare qualcosa.»

Allora costruirono una slitta

con la cioccolata del tetto. Poi

la riempirono con pezzi delle pareti

di biscotto e con le finestre di zucchero filato, con la balaustra di canditi e con le seggiole di croccante. Dopodiché trascinarono la slitta attraverso

la foresta e alla fine trovarono la strada di casa.

Mentre si avvicinavano alla loro casetta videro il taglialegna che stava sulla porta: la sua pessima moglie era scappata con un ricco mercante

di legname e lui si sentiva tanto solo senza i suoi ragazzi.

Quando vide I-Fénsel e Gretel fu sopraffatto dalla gioia e non la smetteva più di stringerli.

Tutti insieme portarono la slitta di cioccolata in città e vendettero

i dolci alla gente del posto.

E portarono a casa tanti soldi da non dover soffrire la fame mai più.


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